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Il servizio di MEDEVAC (Medical Evacuation), tradi Il servizio di MEDEVAC (Medical Evacuation), tradizionalmente associato alle operazioni militari all'estero, ha assunto una nuova dimensione nelle operazioni nazionali. L'Aeronautica Militare ha messo in campo aerei e elicotteri adattati per il trasporto sicuro di pazienti in biocontenimento, utilizzando velivoli come il C-130 Hercules, KC767 e gli elicotteri HH-101 Caesar, dotati di attrezzature avanzate per garantire la sicurezza dei pazienti e del personale sanitario a bordo. 

L'obiettivo è chiaro: salvare vite, riducendo al minimo i rischi di trasmissione del virus durante il trasporto.Un aspetto fondamentale del servizio è stato l'adattamento rapido della capacità di spostamento. Da 5 a 10 posti per il trasporto in biocontenimento, l'Aeronautica ha potenziato le proprie risorse, rispondendo a una richiesta crescente e imprevedibile. Un esempio degno di nota è il volo che ha trasportato un neonato di un giorno da Bari a Roma, salvando una vita in un momento critico.

Il lavoro svolto dall'Aeronautica durante il COVID-19 non è passato inosservato. La professionalità e l'efficienza dimostrate hanno portato a numerosi riconoscimenti, tra cui la medaglia d'argento al valore aeronautico per il 14° Stormo. Così facendo l'Aeronautica ha dimostrato come, in tempi di grande difficoltà, la solidarietà, l’innovazione e il coraggio possano fare la differenza. 

Autore Content: Niccolò Maria Matteini @niccolomatteini_ 

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#dossierdifesa #difesa #sicurezza #NATO #elicottero #spazioaereo #medevac #kc767 #latuasquadrachevola #medicina #aerospace #airbus #firstaid #aeronauticamilitare #aeronauticamilitareitaliana #difesanazionale #ospedale #aereo #forzearmateitaliane
Fu uno dei militari italiani più decorati della S Fu uno dei militari italiani più decorati della Seconda guerra mondiale ed ebbe un ruolo fondamentale nella Resistenza.

Partecipò ai duri combattimenti che videro l’Italia protagonista negli anni oscuri del secondo conflitto mondiale, nelle diverse vesti di Ufficiale del Regio Esercito, agente dei servizi informativi alleati, comandante partigiano, fu detenuto in campo di concentramento e condannato a morte. Dopo la guerra, lasciato il servizio, per due anni (1945-47) collaborò con la comunità ebraica per aiutare i profughi ebrei europei a raggiungere Israele, forzando il blocco imposto dai britannici. 

Durante le fasi della guerra fu ferito 3 volte (due volte in Russia e una durante la campagna di liberazione) e  fu preso prigioniero 4 volte (1 dai greci, 1 dai russi e 2 volte dai tedeschi durante la sua attività resistenziale a nord delle linee) riuscendo sempre ad evadere.

Rientrato in servizio, raggiunse il grado vertice di “Generale di Corpo d’Armata con incarichi speciali”. In pensione fu apprezzato collaboratore del “Giornale” di Montanelli. 

✍️ Nel 1948 Ferruccio Parri scrisse di lui: 
«Grazie alla sua opera potemmo anche disporre dei primi campi di lancio in Piemonte. Egli svolse nelle condizioni di particolare difficoltà e pericolosità dell’inverno 1943-44, in una vasta zona comprendente Piemonte, Lombardia e Liguria, mansioni organizzative e di comando molto superiori a quelle del suo grado e le svolse in modo lodevole, dimostrando coraggio, perizia e capacità di comando non comuni».

Il fratello Aldo, geniere radiotelegrafista e ufficiale partigiano, fu trucidato dai tedeschi e decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria per la sua attività resistenziale.

Autore: Francesco Roberto @francescorob

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#resistenza #regioesercito #ligobbi #servizisegreti #voloire #partigiani #venticinqueaprile
Siamo felici di annunciare che Dossier Difesa sarà media partner di Space Meetings Veneto 2025, evento che dimostra un impegno costante e concreto nel promuovere l’innovazione, la cooperazione e lo sviluppo sostenibile nel settore aerospaziale. Questi momenti rappresentano un’occasione preziosa per confrontarsi su temi strategici della space economy, favorendo la condivisione di competenze, il trasferimento tecnologico a livello nazionale e internazionale. 

L’importanza di tali incontri risiede nella capacità di favorire la nascita di nuove sinergie, attrarre investimenti e valorizzare l’eccellenza italiana nel panorama spaziale internazionale, facilitando un contributo attivo e tangibile alla crescita di un settore cruciale per il futuro del Paese. 

In questo modo, Space Meetings si conferma come un appuntamento imprescindibile, distinguendosi per l’elevato profilo dei partecipanti e per l’approccio orientato al dialogo concreto. Attraverso incontri B2B, workshop tematici e momenti di networking mirato, Space Meetings agevola il confronto tra domanda e offerta di tecnologie, promuovendo il dialogo tra progetti innovativi, opportunità di investimento e collaborazioni strategiche.

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#dossierdifesa #Aerospace #SpaceMeetings #Veneto #Venezia #spazio #spaceeconomy #SMV25
Il Delfino: L’Alba Sottomarina segna una rivoluz Il Delfino: L’Alba Sottomarina segna una rivoluzione nella storia della navigazione subacquea. Progettato negli anni ’90 del XIX secolo e varato nel 1892, fu consegnato ufficialmente il 1° aprile 1895, dando inizio a una nuova era per la Regia Marina. Ideato dall’ingegnere Giacinto Pullino, questo sommergibile rivoluzionò le tattiche belliche grazie alla sua capacità operativa esclusiva in immersione, aprendo la strada a innovazioni che avrebbero trasformato il concetto di guerra sottomarina.

Durante la sua carriera, il Delfino, prima unità della Regia Marina, realizzò 44 missioni di agguato difensivo al largo della laguna veneta e fu impiegato come unità scuola per l’addestramento dei nuovi sommergibilisti, prima di essere disarmato, radiato e demolito il 16 gennaio 1919.

 Grazie a caratteristiche all’avanguardia, come l’adozione precoce del periscopio e della bussola giroscopica e alla capacità di lanciare siluri sia da fermo che in movimento, il sommergibile suscitò grande interesse negli ambienti navali internazionali, culminando con la sua iscrizione nel naviglio dello Stato il 24 marzo 1895 (come ricorda la Marina Militare - “Il battello sottomarino in allestimento nell’Arsenale di Spezia […]” [Gazzetta della Spezia]).

Tra il 1902 e il 1904, il Delfino subì ulteriori trasformazioni: lo scafo fu rivisitato, fu installata la prima bussola giroscopica e vennero aggiunte nuove sovrastrutture che ne migliorarono l’efficienza e la manovrabilità. Non solo un’arma innovativa, il Delfino divenne anche un banco di prova per ufficiali e marinai, segnando un cambio di paradigma nelle strategie belliche. Oggi, il Delfino resta il grande precursore dei sommergibili della Marina Militare italiana.

Autore Content: Riccardo Musci @riccardomusci 
Autore Grafica: Lucky Dalena @luckydalena

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#MarinaMilitare #StoriaNavale #Innovazione #MarinaItaliana #Delfino
Su proposta del Ministro della Difesa, il 9 gennai Su proposta del Ministro della Difesa, il 9 gennaio il Consiglio dei Ministri ha approvato la nomina del Generale dell’Esercito Giovanni Maria Iannucci quale Comandante Operativo di Vertice Interforze. 

La carriera del Generale incarna l’eccellenza della leadership militare, con una carriera straordinaria segnata da incarichi operativi e strategici di massimo rilievo. Dopo la formazione all’Accademia Militare di Modena e alla Scuola di Applicazione di Torino, è entrato nei reparti paracadutisti, diventando nel tempo un punto di riferimento per la Folgore. Ha comandato il 185° Reggimento Ricognizione e Acquisizione Obiettivi, partecipando a operazioni di alto profilo in contesti delicati come Iraq, Afghanistan e Somalia.

Dall’esperienza sul campo a ruoli strategici di vertice, ha ricoperto incarichi di grande responsabilità all’interno dello Stato Maggiore della Difesa, guidando la politica militare e la pianificazione delle capacità operative. Il suo profilo internazionale si è consolidato con la leadership della NATO Mission Iraq, dove ha avuto un ruolo chiave nel rafforzare la stabilità e la sicurezza del Paese.

Dietro ogni incarico c’è sempre lo stesso spirito: servire l’Italia con disciplina, professionalità e visione strategica. Un impegno costante che si è tradotto in anni di dedizione, nella guida di uomini e donne delle Forze Armate e nella gestione di operazioni complesse.

Autore Content: Andrea Vacca @_andreavacca_
Autore Grafica: Fabio Maina @ziofiabo

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#dossierdifesa #esercito #COVI #Iraq #Somalia #Afghanistan #NATO
Il FAL BM 59 è un’arma che ha segnato un’epoc Il FAL BM 59 è un’arma che ha segnato un’epoca, diventando un simbolo dell’evoluzione militare italiana nel secondo dopoguerra. Nato dall’esigenza di modernizzare l’arsenale dell’#EsercitoItaliano, il BM 59 è il risultato di un’abile trasformazione del leggendario M1 Garand, adattato per rispondere agli standard #NATO e alle nuove esigenze operative.

La #Beretta, sotto la guida dell’ingegnere Domenico Salza, ha saputo innovare senza stravolgere, mantenendo l’affidabilità del Garand ma introducendo un caricatore amovibile da 20 colpi, una modalità di fuoco automatico e un efficiente tricompensatore, che fungeva sia da spegnifiamma che da lanciagranate. Questo ha reso il BM 59 estremamente versatile, tanto da essere impiegato in numerosi conflitti, dalla guerra civile in Libano agli scontri in Africa e America Latina.
Rispetto ai suoi competitor, come l’FN FAL e l’#M14, il BM 59 si distingueva per la sua compattezza e maneggevolezza, soprattutto nelle versioni con calcio pieghevole, pensate per #paracadutisti e #forzespeciali. Tuttavia, il peso elevato e il forte rinculo in modalità automatica ne limitarono la diffusione su larga scala.
Oltre al servizio nelle Forze Armate Italiane, il BM 59 venne esportato in diversi paesi, tra cui Argentina, Indonesia e Nigeria, e venne prodotto su licenza in alcuni di essi. Perfino la Marina Militare Italiana lo adottò in alcune varianti, sfruttandone la robustezza in ambienti marittimi.

Oggi, il BM 59 è un pezzo da collezione ricercato, un’icona di ingegneria bellica che racconta una fase cruciale della storia militare italiana. Nonostante l’avvento di armi più moderne come il Beretta #AR70/90, il BM 59 resta un simbolo di resistenza e innovazione.

Autore Content: Alessandro Barbato @_alessandro_barbato 

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#dossierdifesa  #alserviziodelpaese #Esercitoitaliano #ForzeArmate
Il 2 aprile 2025, Dossier Difesa ha avuto il piace Il 2 aprile 2025, Dossier Difesa ha avuto il piacere di partecipare all’evento intitolato “Verso una Difesa Europea?” presso il Centro Studi Esercito: un momento di confronto e approfondimento dedicato al futuro della sicurezza nel continente. Nel corso dell’iniziativa sono stati affrontati aspetti centrali del dibattito tecnico-militare, tra cui l’integrazione dei processi di Comando e Controllo, nonché la necessità di un più efficace coordinamento tra le industrie della difesa europee. 

I relatori – rappresentanti del Gabinetto del Ministro della Difesa, dello Stato Maggiore della Difesa e del Comando Operativo di Vertice Interforze – hanno evidenziato come l’attuale contesto geopolitico richieda un deciso investimento nel settore della difesa. L’obiettivo è quello di porre basi concrete e solide per la creazione di un sistema in grado di contare su una maggiore coesione politica e risultare funzionale alla protezione degli alleati e alla tutela degli interessi strategici dell’Unione.

Le conclusioni della conferenza sono state affidate al Sottosegretario di Stato alla Difesa, On. Rauti (@isabellarauti), che ha sottolineato l’importanza di una visione condivisa per rafforzare la credibilità dell’Europa nel campo della sicurezza e della difesa.

Nel complesso, il convegno ha testimoniato, ancora una volta, l’impegno costante del Centro Studi Esercito nel promuovere il dibattito su tematiche strategiche legate alla sicurezza nazionale ed europea. Attraverso eventi di questo tipo, il Centro si pone come punto di riferimento per la comunità militare, accademica e istituzionale, offrendo uno spazio qualificato per riflettere sulle sfide contemporanee che le Forze Armate si trovano ad affrontare. Il contributo fornito da queste occasioni di dialogo si rivela prezioso non solo per stimolare l’elaborazione di nuove idee, ma anche per rafforzare una cultura condivisa della difesa, spesso lasciata in secondo piano.

Autore Content: Andrea Vacca @_andreavacca_ 
Autore Grafica: Nicola Marzotto @nicolamarzotto 

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#dossierdifesa #forzearmateitaliane #esercito #CentroStudiEsercito #UE #Difesaeuropea
Investigatore, numero due del servizio di intellig Investigatore, numero due del servizio di intelligence italiana all’estero, responsabile delle trattative su ostaggi italiani nei territori iracheni: Nicola Calipari, nome in codice Nibbio, rimane ad oggi un illustre esempio di uomo al servizio dello Stato. Noto per la sua professionalità e coraggio, inizia la sua carriera in Polizia, diventando Primo Dirigente della Questura di Roma e successivamente Direttore del Centro Criminalpol. Distintosi per la sua professionalità e abilità, nel 2002 entra nel SISMI - Servizio per le informazioni e la sicurezza militare. 

Come Capo Dipartimento della divisione “Ricerca e Spionaggio all’Estero”, Calipari diventa di fatto il numero due dell’intelligence italiana, occupandosi di delicate operazioni estere. Assegnato in Iraq, Calipari fu responsabile della liberazione delle cooperanti Simona Pari e Simona Torretta, ed è responsabile delle negoziazioni per la liberazione della giornalista del quotidiano “Il Manifesto” Giuliana Sgrena, presa in ostaggio da un gruppo armato.

Morirà il 4 marzo 2005 a Baghdad proprio durante la sua liberazione, per aver fatto scudo alla giornalista Sgrena. Calipari viene colpito da ‘fuoco amico’, ferito mortalmente da un proiettile statunitense, in una vicenda che aprirà un momento critico nei rapporti tra USA e Italia, e che ancora adesso, a vent’anni di distanza, non ha trovato un colpevole.

Autore Content: Sabina Adriani (@waasabiiii)

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#dossierdifesa #Calipari #nibbio #SISMI #intelligence #difesa #ostaggi #militare #esercito
«Non è difficile conquistare il San Michele [… «Non è difficile conquistare il San Michele [...] quello che è impossibile è mantenerlo", scrisse Cadorna in una lettera a suo figlio, riflettendo sulla cruda realtà di una guerra che non concedeva tregue. Le settimane trascorse in trincea erano un susseguirsi di fatica e disperazione, mai lontani dal nemico, con i soldati immersi in un inferno di fango e polvere. Ogni giorno, la sensazione di lottare invano si faceva più pesante, tra feriti, morti e malattie che infierivano senza sosta. Il rancio scarso, la mancanza di acqua potabile, le notti sulla nuda terra e le piogge incessanti rendevano ogni momento una prova di resistenza, mettendo a dura prova corpo e spirito».

Eppure, il 18 luglio 1915, la III Armata italiana lanciò un attacco deciso contro le posizioni austriache tra Bosco Cappuccio, Bosco Lancia e Bosco Triangolare, riuscendo a conquistare una parte del Monte Sei Busi. Iniziò così la Seconda battaglia dell'Isonzo, conosciuta anche come battaglia di San Michele, che durò fino al 3 agosto. Nonostante il coraggio delle truppe italiane, la battaglia si rivelò uno scontro estenuante, con ripetuti contrattacchi austriaci che minarono ogni progresso. La carenza di munizioni e le condizioni di vita disumane aggiunsero ulteriore sofferenza alla lotta, che lasciò dietro di sé circa 6.287 morti e 30.682 feriti, simbolo di un sacrificio che nessuna vittoria sembrava in grado di giustificare.

Autore Content: Lucky Dalena @luckydalena

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Nel corso del tempo, l’apprezzamento per l’AB- Nel corso del tempo, l’apprezzamento per l’AB-212 si è diffuso su larga scala. Questo modello di elicottero, infatti, grazie alla sua eccellenza, è stato ampiamente utilizzato non solo tra i vari ranghi delle forze armate, ma anche dalle forze dell’ordine italiane. 

Leggerezza, compattezza e capienza rientrano tra le caratteristiche cardine che lo rendono adatto alle missioni operative di soccorso sia in ambito interno, sia in ambito internazionale in aree di crisi.

Autore Content: Dott. Enrico Tommaso Larganà @enrilargana
Autore Grafica: Dott. Fabio Maina
 
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#dossierdifesa #difesa #sicurezza #military #aeronauticamilitareitaliana  #AB212 #Bell212 #marinamilitareitaliana #esercitoitaliano #difesanazionale #forzearmateitaliane #flight
Enrico Toti: un esempio di tenacia e amore per la Enrico Toti: un esempio di tenacia e amore per la patria. Dopo aver perso una gamba in un incidente ferroviario, non si è lasciato abbattere: prima ha percorso l’Europa e l’Africa in bici (dalla Lapponia fino al Sudan!), poi, spinto da un fortissimo spirito patriottico, ha insistito per arruolarsi nell’esercito italiano durante la Grande Guerra. Respinto più volte per via della sua mutilazione, ha continuato senza sosta fino a essere impiegato in prima linea con i Bersaglieri Ciclisti.

Il 6 agosto 1916, mentre l’esercito italiano avanzava su Gorizia, Toti si trovava in prima linea a Quota 85 sopra Monfalcone. Durante l’assalto fu colpito più volte: prima di morire, gettò la stampella verso i nemici, gesto che lo consegnò alla storia come simbolo di coraggio e sacrificio italiano. Secondo le testimonianze (alpinimilanocentro.it), Toti gridò la celebre frase “Nun moro io!” dimostrando un’ultima volta la sua tenacia e il suo spirito combattivo, a servizio della patria. Fu sepolto con tutti gli onori nel cimitero di Monfalcone, un tributo che sancì il profondo rispetto guadagnato sul campo. Un esempio di volontà incrollabile e passione per il proprio Paese, ancora oggi di grande ispirazione.

Autore Content: Riccardo Musci @riccardomusci 

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#dossierdifesa #EnricoToti #esercitoitaliano #eroe #nevergiveup #Italia
A Monte Lungo l’Esercito Italiano inizia il suo A Monte Lungo l’Esercito Italiano inizia il suo percorso di rinascita dopo la crisi dell’8 settembre mettendo in atto una strenua lotta armata per la liberazione dell’Italia. 

Quella di Monte Lungo fu inoltre la prima battaglia combattuta dall’Esercito Italiano a fianco degli Alleati in condizione di cobelligeranza dopo la proclamazione dell’armistizio e le sue disastrose conseguenze.

Nonostante l’alto prezzo pagato in termini di vite umane, la Battaglia di Monte Lungo fu un episodio glorioso per l’Esercito Cobelligerante Italiano. Esso, non solo dimostrò di avere la forza e l'orgoglio di riscattare la dignità della Nazione, ma riuscì a conquistarsi credibilità di fronte agli anglo-americani.

La prima grande unità militare che andò a costituire l’Esercito Cobelligerante Italiano, ossia il I Raggruppamento Motorizzato, confluì poi, nel 1944, nel Corpo Italiano di Liberazione comandato dal Generale Umberto Utili.

I caduti della battaglia riposano nel Sacrario Militare di Monte Lungo. Situato lungo la Via Casilina, il Sacrario raccoglie in totale le spoglie di 974 soldati caduti nel corso della Guerra di Liberazione provenienti dal vecchio cimitero di guerra di Monte Lungo e da diversi cimiteri militari sparsi lungo tutta la penisola.

Autore Content: Dott.ssa Erika Baini @erika_baini

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#dossierdifesa #difesa #italia #battaglia #montelungo #secondaguerramondiale #storia #secondworldwar #history #esercitoitaliano #italianarmy #liberazione
In un'Europa sempre più a corto di MBT e i ben po In un'Europa sempre più a corto di MBT e i ben pochi presenti nei parchi automezzi carenti di manutenzione o ammodernamenti, il tema della joint venture tra Leonardo e Rheinmetall lascia intravvedere gli spiragli di quella che potrebbe essere la soluzione definitiva. 

La guerra in ucraina ha dimostrato la vulnerabilità dei carri armati sul campo di battaglia ma, allo stesso tempo, ne ha determinato il ripensamento operativo sollecitando migliorie e accorgimenti. 
E’ proprio per questo che alla luce di tutti gli stimoli, il KF51 Panther ha ricevuto input in itinere che l’hanno reso una macchina dalle prestazioni straordinarie. 

L’Italia, fortunatamente, ha saputo coglierne l’essenza anche se, e lo scorso anno ne abbiamo scritto, ci stavamo comunque orientando verso un carro dalle alte prestazioni per sostituire gli ormai obsoleti carri C1 (e C2) Ariete.

Autore Content: Dott. Francesco Roberto @francescorob 
Autore Grafica: Dott. Fabio Maina

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#dossierdifesa #KF51 #panther #rheinmetal #leonardo #difesacomunitaria #MBT #forzecorazzate #arieteC2 #Leopard2A8
Era il 5 giugno del 1975, quando l'allora Tenente Era il 5 giugno del 1975, quando l'allora Tenente Rocca, assieme al Maresciallo Rosario Cattafi, gli Appuntati Giovanni D’Alfonso e Pietro Barberis, fu coinvolto in una sparatoria nei pressi della cascina Spiotta ad Arzello, vicino Acqui Terme, che portò alla liberazione dell’industriale Vittorio Vallarino Gancia, sequestrato dalle Brigate Rosse. 

Rocca, investito in pieno da un'esplosione, perse istantaneamente il braccio sinistro e venne ferito gravemente all'occhio. Pur menomato, continuò ad incitare i suoi uomini e rispose al fuoco guadagnandosi così la Medaglia d’Oro al Valor Militare. 

Nel successivo conflitto a fuoco perì l'appuntato D'Alfonso che, raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco al torace e alla testa, morirà dopo alcuni giorni di agonia, mentre l'appuntato Barberis colpì a morte Margherita Cagol "Mara", uno dei carcerieri e nota anche per essere la moglie di Renato Curcio, uno dei fondatori delle Brigate Rosse.

Umberto Rocca, dopo essere stato sottoposto a vari interventi chirurgici e lunghe cure, riprese servizio nell'Arma, nonostante la mutilazione del braccio sinistro e la perdita dell'occhio sinistro, venendo promosso Capitano. Nel 1976 venne trasferito nel "Ruolo d'Onore" e assegnato al Museo storico dell'Arma dei Carabinieri. In un'intervista al giornalista Enzo Biagi l'allora Tenente Colonnello Rocca raccontò per la prima volta la drammatica operazione.

Umberto Rocca è stato poi promosso al grado di generale di brigata nel 1990 e dal 10 marzo 1998 è divenuto Direttore del Museo storico dell'Arma dei Carabinieri dopo esserne stato segretario per 14 anni. Si è congedato dal servizio nel 2007. 

È stato inoltre presidente del Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare d'Italia.

Autore Content: Dott. Francesco Roberto (@francescorob)
Autore Grafica: Dott. Fabio Maina

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#umbertorocca #benemerita #carabinieri #brigaterosse #ostaggi #sicurezza #difesa #armadeicarabinieri
Robert Murphy: un uomo che ha cambiato il modo di Robert Murphy: un uomo che ha cambiato il modo di vedere la politica e la guerra.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, fu il primo a comprendere l’importanza di unire la diplomazia e le forze armate. Non solo un esperto politico, ma un pioniere che ha fatto sì che la sicurezza non fosse solo una questione di potenza militare, ma anche di fiducia e cooperazione.

Murphy ha agito dietro le quinte, avvertendo gli Alleati dei pericoli della divisione di Berlino e delle politiche rischiose in Italia, puntando sempre sull’importanza di mettere al centro le popolazioni locali.

Cosa l’Italia ha imparato dal suo approccio? Scoprilo nel post.

Autore Content: @nicolamarzotto 

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#dossierdifesa #statiuniti #esteri  #esercito #soldato #italiansoldier #militariitaliani #italiamilitare #vfp1 #soldier #ministerodelladifesa
Questa iniziativa di assistenza si distingueva net Questa iniziativa di assistenza si distingueva nettamente dalle molte altre attive all’epoca. Infatti, non si trattava solo di un’opera di solidarietà, ma di una vera e propria struttura di raccordo tra l’Esercito e la società civile. 

Già nel 1916, migliaia di Uffici Notizie erano operativi su tutto il territorio nazionale, con la partecipazione di circa 25.000 volontari. L’organizzazione si articolava in una rete di sezioni e sottosezioni: alcune sezioni erano direttamente collegate ai Comandi territoriali di Corpo d’Armata, presenti in città come Torino, Alessandria, Milano, Genova, Verona, Ancona, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo, oltre a Catanzaro, Cagliari e Venezia. In questo contesto, le sottosezioni operavano a stretto contatto con i Distretti e i Depositi militari o con le strutture ospedaliere, mentre gruppi di corrispondenza facilitavano la comunicazione nei piccoli comuni e nelle frazioni.

Per ogni militare veniva redatta e costantemente aggiornata una scheda contenente tutti i dati utili alla sua identificazione e una copia di ciascuna scheda veniva poi archiviata presso l’Ufficio Centrale di Bologna. Questo sistema rappresentava un meccanismo di assistenza innovativo ed efficiente, progettato nei minimi dettagli per rispondere alla gravità e all’urgenza della situazione.

Autore Content: Dott. Andrea Vacca @_andreavacca_

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#dossierdifesa #forzearmateitaliane #esercito #GrandeGuerra #WW1 #Bologna #notizie #Caporetto
In un'intervista a Fanpage del 15 ottobre 2024, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, ex Capo di Stato Maggiore della #Difesa e già Ministro della Difesa, ha esaminato il ruolo dei caschi blu dell’ONU in Libano e le implicazioni di un loro eventuale ritiro.

Secondo Di Paola, l’abbandono della missione #UNIFIL comprometterebbe gravemente la sicurezza della popolazione civile, già esposta alle tensioni tra Hezbollah e #Israele. La risoluzione 1701 dell’#ONU stabilisce il mantenimento della #pace lungo la “linea blu”, ma senza la presenza internazionale, le già precarie condizioni sul terreno peggiorerebbero ulteriormente.

#Israele, che da tempo critica l’efficacia dei caschi blu nel contenere Hezbollah, ha avanzato richieste di ritiro, considerate però illegittime dall’Ammiraglio. La #missione, infatti, trae legittimità da una deliberazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, accettata sia da #Tel Aviv che da #Beirut.

Un nodo cruciale riguarda le regole d’ingaggio. Modificarle per rendere #UNIFIL più incisiva equivarrebbe a trasformare la missione di #peacekeeping in un’operazione coercitiva, scenario altamente improbabile data la fragilità del contesto. Resta allora un punto fermo: la permanenza della #missione è ancora preferibile a un ritiro, che lascerebbe i #civili privi di ogni tutela internazionale.

Autore Content: Dott. Alessandro Barbato (@_alessandro_barbato)

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#dossierdifesa #alserviziodelpaese #Esercitoitaliano #ForzeArmate
In un mondo sempre più connesso, la cybersecurity In un mondo sempre più connesso, la cybersecurity non è solo una necessità, ma una priorità globale. Le minacce cibernetiche hanno evoluto anche il concetto di guerra, trasformando il cyberspazio in uno dei principali teatri di conflitto. La protezione delle reti e delle informazioni è diventata una delle sfide più urgenti per garantire la sicurezza collettiva non solo a livello nazionale ma anche internazionale. 

Un dato, quest’ultimo riscontrabile anche dagli investimenti significativi per sviluppare difese sempre più sofisticate contro attacchi che possono compromettere sistemi vitali, dalle comunicazioni alle infrastrutture critiche. In questo scenario, il Comando per le Operazioni in Rete (COR) riveste un ruolo fondamentale. Creato per rispondere alle crescenti esigenze di sicurezza digitale, il COR è diventato in questi anni il cardine della Difesa, incaricato di gestire e proteggere tutte le operazioni cibernetiche. 

Unendo competenze tecnologiche e strategiche, esso garantisce la sicurezza delle comunicazioni e delle informazioni sensibili. Il suo compito è di grande rilevanza: non solo proteggere le infrastrutture critiche e le reti militari da potenziali minacce cibernetiche, ma anche garantire la capacità di operare in un ambiente digitale sicuro e controllato, soprattutto in scenari di crisi. 

In un’epoca in cui le minacce sono all’ordine del giorno, il COR è la forza che assicura che la Difesa italiana rimanga pronta a rispondere, protetta da attacchi cibernetici e in grado di operare senza interruzioni. Il cyberspazio si configura così come la nuova frontiera della sicurezza, e il COR è in prima linea per difenderla. 

Autore Content: Dott.ssa Sara Torricelli (@sara.torric)
Autore Grafica: Dott.ssa Sabina Adriani

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#dossierdifesa #difesa #sicurezza #cybersecurity #cyberdefence #operazionicyber #operazioniinreet #statomaggioredelladifesa #CORDIFESA #COR #COVI
Salvo il caso di obiezione di coscienza, il sogget Salvo il caso di obiezione di coscienza, il soggetto che, chiamato al servizio di leva, non si presenta senza giustificato motivo, incorre nel reato militare di “Mancanza alla chiamata”, ex art. 151 c.p.m.p. che prevede quanto segue:

“Il militare, che, chiamato alle armi per adempiere il servizio di ferma, non si presenta, senza giusto motivo, nei cinque giorni successivi a quello prefisso, è punito con la reclusione militare da sei mesi a due anni.

La stessa pena si applica al militare in congedo, che, chiamato alle armi, non si presenta, senza giusto motivo, nei tre giorni successivi a quello prefisso.

Se la chiamata alle armi è fatta per solo scopo di istruzione, il militare, che non si presenta, senza giusto motivo, negli otto giorni successivi a quello prefisso, è punito con la reclusione militare fino a sei mesi.”

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Autore content: Avv. Valentina Abati @vale_hime

#dossierdifesa #seviziomilitareobbligatorio #levamilitare #arruolamentonelleforzearnate #volontari #militari #mancanzaallachiamata #arruolamento #serviziomilitare
Il Gen. Sq. AAran Sergio Antonio Scalese, Comandan Il Gen. Sq. AAran Sergio Antonio Scalese, Comandante del Comando Interforze per le Operazioni in Rete (COR) dal gennaio 2022, è una delle figure più influenti nel panorama della difesa cibernetica italiana. Sotto la sua guida, il COR ha consolidato il proprio ruolo come organo centrale nella protezione delle infrastrutture critiche del Paese, puntando a rendere l'Italia un leader nella protezione delle infrastrutture digitali. 

La sua missione è di proteggere le reti digitali delle Forze Armate italiane e supportare la sicurezza nazionale contro le minacce cibernetiche interne ed esterne. Scalese ha puntato a sviluppare capacità di risposta rapida, promuovendo un approccio integrato tra istituzioni e accademia, con un focus sulla preparazione continua e l'innovazione tecnologica. 

Una delle principali iniziative di Scalese è stata infatti la creazione di sinergie con le università italiane, come l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Questo legame con il mondo accademico ha permesso di formare una nuova generazione di esperti del settore, in grado di rispondere con competenza alle sfide del cyberspazio. Scalese ha promosso programmi di formazione per giovani ufficiali, con l’obiettivo di creare una forza lavoro altamente specializzata e pronta ad affrontare le sfide cibernetiche emergenti. 

La carriera di Scalese è stata segnata da numerosi successi e riconoscimenti. Tra le sue onorificenze spiccano l'Ufficiale e il Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, insieme a medaglie e onori per il suo impegno nel campo della difesa. Questi riconoscimenti riflettono il suo contributo alla sicurezza nazionale, un percorso che ha visto Scalese impegnato non solo a proteggere il Paese sul campo, ma anche nel cyberspazio, dove le sfide sono in costante evoluzione.

Autore Content: Lucky Dalena (@luckydalena)
Autore Grafica: Dott. Nicola Marzotto @nicolamarzotto

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