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Il 2 luglio 1993, a Mogadiscio, in Somalia, nell’ambito della missione umanitaria UNOSOM II, perse la vita in un’imboscata il sottotenente dei Lancieri di Montebello Andrea Millevoi. All’epoca, il Paese africano era caduto in una sanguinosa guerra civile dopo la deposizione del regime del Presidente Mohammed Siad Barre e i caschi blu delle Nazioni Unite intervennero per stabilizzare l’area. 

Quella mattina, Millevoi stava partecipando a un rastrellamento di armi nei pressi di un ex pastificio Barilla, ad Haliwaa, un quartiere a Nord della capitale somala. Al termine dell’operazione, all’altezza del cosiddetto “Checkpoint Pasta”, alcuni civili circondarono una prima colonna italiana, mentre alcuni miliziani somali iniziarono ad aprire il fuoco sui militari. 

L’intervento di soccorso del secondo reparto non tardò ad arrivare ma, nello sforzo di perlustrare l’area per mettere in salvo alcuni civili utilizzati come scudi umani, Millevoi fu raggiunto dai colpi letali dei Kalashnikov. Insieme a lui, furono colpiti mortalmente altri due membri del contingente italiano “ITALFOR IBIS 2”: il Sergente Maggiore Stefano Paolicchi e il Caporale Pasquale Baccaro, ventitré i feriti. 

Due anni dopo l’eroico sacrificio di Millevoi in Somalia, la Repubblica Italiana gli conferì la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, la più alta onorificenza per il valore in guerra. 

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#dossierdifesa #difesa #sicurezza #military #andreaMillevoi #OperazioneIBIS #UNOSOMII #MOVM
Il successo del GCAP dipende in larga misura dal c Il successo del GCAP dipende in larga misura dal contributo del tessuto produttivo dei paesi partecipanti, coinvolgendo un ampio network di aziende, talenti e università. Questo ecosistema è fondamentale per garantire l’autonomia tecnologica, la competitività internazionale e la sostenibilità a lungo termine del programma.

Il possibile ingresso dell’Arabia Saudita nel progetto rafforzerebbe la cooperazione militare e industriale ed attraverso questa collaborazione i partner intendono sviluppare non solo un velivolo di ultima generazione, ma anche un modello di cooperazione per il futuro per il rafforzamento delle rispettive capacità di difesa aerea.

Il GCAP rappresenta un passo strategico per consolidare la cooperazione internazionale nel settore della difesa e aumentando l’interoperabilità tra i partner. Il programma punta inoltre a stimolare il tessuto industriale nazionale dei paesi coinvolti, favorendo l’innovazione tecnologica e la crescita di competenze nei settori dell’aerospazio, elettronica oltre a creare posti di lavoro nei paesi partner.

Non è solo un progetto avveniristico, ma anche un modello di collaborazione politica e strategica, con l’obiettivo di rafforzare le alleanze e consolidare la posizione dei paesi partner nello scacchiere geopolitico globale, garantendo sovranità strategica e sostenibilità a lungo termine nelle rispettive capacità di difesa aerea.

Autore content: Niccolò Matteini @niccolomatteini_ 
Autore grafica: Fabio Maina @ziofiabo 

#GCAP #dossierdifesa #Leonardo #aeronauticamilitare #difesa #UK #Giappone #aerospace
Debutta il primo numero della nuova rubrica dedica Debutta il primo numero della nuova rubrica dedicata all’attualità della difesa e della sicurezza internazionale.
Questo mese:

👉🏼Rapporti con l’estero
👉🏼Esercitazioni militari
👉🏼NATO
👉🏼Armamenti
👉🏼Diplomazia
👉🏼Cyber & sicurezza nazionale
👉🏼Le nostre “Varie d’arsenale”

Un nuovo formato per offrire una panoramica chiara e sintetica sulle principali dinamiche che riguardano la difesa italiana nel contesto globale, mese dopo mese. 

#DossierDifesa #ItaliaNelMondo #Difesa #SicurezzaNazionale #NATO #Diplomazia #CyberSecurity #ForzeArmate #Armamenti

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Il 29 marzo 1918, sopra Ponte di Piave, Ernesto Ca Il 29 marzo 1918, sopra Ponte di Piave, Ernesto Cabruna compì l’impresa che lo rese leggenda: da solo, affrontò undici aerei nemici, li confuse con manovre ardite, disperdendoli come stormo smarrito. “Uno contro undici”, lo battezzò la Domenica del Corriere nella celebre copertina illustrata da Achille Beltrame.

Ma Cabruna non era solo un aviatore: fu carabiniere, soccorritore tra le macerie di Messina, volontario in Africa e soldato sugli altipiani. Il richiamo del cielo lo condusse poi tra i primi cavalieri dell’aria, innamorato di ali fragili e motori rombanti.
In guerra conseguì otto vittorie aeree, più altre a terra, e collezionò medaglie, tra cui l’oro al Valor Militare: non come ornamento, ma come sigillo di un ardimento che non conosceva misura. Dopo il fronte, seguì D’Annunzio a Fiume, condividendo sogni e battaglie di un’Italia inquieta.

Malato di cuore, fu comunque uomo d’azione: vicino alla Resistenza, emissario per i prigionieri, autore di libri e memorie. Si spense a Rapallo nel 1960, ma riposa tutt’oggi al Vittoriale, tra gli eroi di D’Annunzio. Del “solitario cacciatore”, come lo chiamò il poeta, rimane l’immagine eterna: un uomo che non contava i nemici, ma li affrontava con la sola audacia del cuore.

Autore Content: @luckydalena 
Autore Grafica: @ziofiabo 

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#dossierdifesa #ernestocabruna #aviazione #eroidiguerra  #carabinieri
🐅🐅 “Once a tiger, always a tiger.” Non 🐅🐅

“Once a tiger, always a tiger.”

Non è solo un motto, ma l’essenza che abita l’Aeroporto militare di Grazzanise, casa del 9° Stormo dell’ @aeronautica.militare guidato dal Colonnello Salvatore Florio. Quattro parole che racchiudono preparazione, dedizione, spirito di servizio e di squadra: la linfa vitale dei Piloti del 9°, pronti a operare anche negli scenari più complessi.

Salire a bordo di un HH-101A del 21º Gruppo Tigre di Grazzanise significa vivere un’emozione unica, intensa soprattutto per chi affronta il primo volo. Accanto a noi, i fotografi: occhi vigili, mani ferme, pronti a fissare in uno scatto l’eleganza dello special color che attraversa i cieli sopra la Reggia di Caserta, Ischia e Procida.

In volo le parole si dissolvono, rimane soltanto il silenzio carico di stupore. È un’esperienza che lascia dentro la gratitudine: per la bellezza che scorre sotto di noi e per l’opportunità di raccontare un’eccellenza italiana.

Grazie al Colonnello Florio e ai suoi uomini: attraverso loro scopriamo che il volo non è solo tecnica e disciplina, ma visione, coraggio e appartenenza.

#dossierdifesa #9stormo #21gruppotigre #aeronauticamilitare
Oltre alla formazione e al recupero di reperti, l’intervento dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) in Iraq ha introdotto un approccio unico e innovativo alla gestione delle emergenze culturali, non soltanto grazie a operazioni di polizia o di addestramento, ma con una vera strategia integrata per costruire le capacità istituzionali locali. 

In collaborazione con la NATO Mission Iraq (NMI) e la Missione europea EUAM-I, nel luglio 2024 i Carabinieri hanno promosso un workshop strategico a Baghdad dedicato alla gestione del patrimonio culturale in situazioni post-disastro. Il seminario ha coinvolto funzionari iracheni dei Ministeri della Cultura e dell’Interno, militari e personale tecnico, ed è stato uno dei primi esempi in Medio Oriente di pianificazione congiunta tra autorità locali e forze internazionali per la protezione dei beni culturali.

L’approccio ha integrato analisi dei rischi, monitoraggio online dei mercati illeciti, creazione di database nazionali e pianificazione di emergenza per siti particolarmente vulnerabili. Questi strumenti, ancora troppo poco diffusi in Iraq, mirano a rendere le autorità locali autonome nel prevenire, rispondere e recuperare dopo conflitti o calamità naturali. 

Il risultato è un modello di cooperazione che va oltre la mera restituzione dei reperti, puntando a restituire a un intero Paese la capacità di proteggere la propria identità culturale.

Autore Content: @_alessandro_barbato
Autore Grafica: @nicolamarzotto

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Durante il primo conflitto mondiale e nelle succes Durante il primo conflitto mondiale e nelle successive operazioni coloniali in territorio libico, la munizione da 6,5 mm Modello 90/95 evidenziò prestazioni insoddisfacenti sotto il profilo dell'efficacia operativa. Di fronte a tali limiti, nel 1935 fu affidato al colonnello Giuseppe Mainardi l’incarico di ideare una cartuccia più efficiente. 

Questo processo portò, nel 1938, all’introduzione del Fucile Modello 38 caratterizzato nuovo calibro da 7,35 × 51 mm, con propulsione a nitrocellulosa. Tra le modifiche ergonomiche, il manubrio dell’otturatore fu inclinato per ridurne la sporgenza laterale, facilitando l’impiego in spazi ristretti. L’alzo venne sostituito da una tacca di mira fissa, tarata per una distanza standard di 200 metri, scelta che semplificava la formazione al tiro dei fanti. Restarono invariati rispetto alla versione precedente il sistema di alimentazione, il caricatore e le piastrine. Per quanto riguarda la baionetta, il tradizionale modello a sciabola del Mod. 91 fu rimpiazzato da una nuova versione pieghevole e removibile, dotata di lama retraibile che poteva essere alloggiata in un’apposita scanalatura nel fusto dell’arma, ottimizzando così trasporto e maneggevolezza.

Autore Content: Andrea Vacca @_andreavacca_ 

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#dossierdifesa #forzearmateitaliane #esercito #Moschetto #WW1 #Libia #WW2 #Torino
All’età di diciotto anni partecipò alla Prima All’età di diciotto anni partecipò alla Prima Guerra Mondiale, distinguendosi sul Piave nel giugno 1918 come sottotenente di complemento nel XII Reparto d’Assalto. Promosso tenente nel 1919, fu trasferito nell’Arma dei Carabinieri nel 1921. Dal 1924 al 1926 prestò servizio in Tripolitania.

Rientrato in Italia, fu assegnato alla Legione di Roma e successivamente alla Scuola Centrale di Firenze. Promosso capitano nel 1934, l’anno seguente partì volontario per la Somalia. Durante la campagna d’Etiopia si distinse al comando di bande autocarrate nella battaglia di Gunu Gadu. Rientrato in patria nel 1937, ricoprì l’incarico di aiutante maggiore presso la Legione di Trieste e, in seguito, quello di comandante della Compagnia Tribunali di Roma. Nel 1942 fu promosso maggiore e destinato alla Commissione d’Armistizio con la Francia.

Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 si mise all’opera per riorganizzare i militari dell’Arma rimasti senza guida, riuscendo in pochi mesi a costituire una formazione composta da oltre mille uomini, posta agli ordini del generale Filippo Caruso. Si distinse per il coraggio e la lucidità con cui riuscì a mantenere l’ordine tra i militari e facilitare le comunicazioni con i comandi alleati e con le formazioni partigiane. 

Vittima di una delazione, fu arrestato dalle truppe tedesche il 23 gennaio 1944 e sottoposto a dure interrogazioni e torture nel tentativo di estorcergli informazioni sui suoi compagni e sull’organizzazione. Rimasto saldo nei suoi propositi, fu infine incluso tra le vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, dove venne ucciso il 24 marzo 1944, offrendo la sua vita per la libertà e la dignità dell’Arma e del Paese.

Autore Content: Andrea Vacca @_andreavacca_ 
Autore Grafica: Nicola Marzotto @nicolamarzotto 

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#dossierdifesa #esercito #Carabinieri #WW2 #Roma #WW1
Abbiamo scelto gli scatti migliori per potervi off Abbiamo scelto gli scatti migliori per potervi offrire un’eccezionale galleria fotografica realizzata durante l'Airshow di Rivolto, in occasione dei 65 anni delle Frecce Tricolori! 🇮🇹✈️ 

📸 Foto del nostro fotografo Silvano Mainini @sierramike64

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Orgoglio e immensa gioia per aver preso parte a due giornate storiche, organizzate dall’@aeronautica.militare : il 65º compleanno del 313° Gruppo Addestramento Acrobatico e il 100º anniversario del 2º Stormo 🇮🇹✈️

Un’accoglienza calorosa, un’organizzazione impeccabile e un’atmosfera unica che resterà nel cuore. Complimenti e congratulazioni a tutti gli equipaggi che hanno reso questo evento indimenticabile! 🙌🔥

#orgoglio #FrecceTricolori #AeronauticaMilitare #313GAA #2stormo #storia #eccellenza #dossierdifesa
Orgoglio e immensa gioia per aver preso parte a du Orgoglio e immensa gioia per aver preso parte a due giornate storiche, organizzate dall’@aeronautica.militare : il 65º compleanno del 313° Gruppo Addestramento Acrobatico e il 100º anniversario del 2º Stormo. 🇮🇹✈️

Un’accoglienza calorosa, un’organizzazione impeccabile e un’atmosfera unica che resterà nel cuore.
Complimenti e congratulazioni a tutti gli equipaggi che hanno reso questo evento indimenticabile! 🙌🔥

Onorati di poter raccontare le nostre Forze Armate!

#orgoglio #FrecceTricolori #AeronauticaMilitare #313GAA #2stormo #storia #eccellenza #dossierdifesa
Giovanni Grion nasce a Pola nel 1890, e fin da gio Giovanni Grion nasce a Pola nel 1890, e fin da giovanissimo abbraccia l’ideale irredentista, fino a essere arrestato per aver cospirato contro l’Imperatore austro-ungarico Francesco Giuseppe. A seguito della cospirazione, Grion venne incarcerato e successivamente costretto all’esilio a Milano.

Nel 1915, al momento dell’entrata in guerra dell’Italia, si arruola nel 5° Battaglione Bersaglieri del Regio Esercito e combattebsul fronte dell’Isonzo. Muore in combattimento nel 1916, a soli 26 anni, durante la Strafexpedition nei pressi di Asiago.

Ma la sua storia non finì lì. Nel marzo 1947, mentre Pola si svuotava sotto l’ombra dell’esodo, le sue spoglie vennero portate via, sotto scorta armata, insieme a quelle di Nazario Sauro e di altri caduti. Un’ultima missione, silenziosa, per riportarli a casa.

Oggi, Giovanni Grion riposa nel Tempio Votivo di Venezia, accanto agli eroi della Terza Armata. La sua antica tomba monumentale, salvata anch’essa da Pola, si trova ora all’Arsenale di Venezia. 

Sulla sua epigrafe si legge:
“Nell’adolescenza cospiratore contro l’Austria, languì nelle carceri e nell’esilio. Alla grandezza d’Italia, alla grandezza della sua Terra consacrò la fiorente giovinezza. Per trovare nella morte la gloria. Rivive nella memoria della Patria redenta.”

Autore: Sara Torricelli @sara.torric

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#dossierdifesa #difesa #sicurezza #GiovanniGrion #imperoaustroungarico #FrancescoGiuseppe #primaguerramondiale #regioesercito #bersaglieri #irredentismo #Strafexpedition #NazarioSauro #TempiovotivodiVenezia
Nell'ambito geostrategico attuale, l’importanza Nell'ambito geostrategico attuale, l’importanza del dominio spaziale non dovrebbe risultare una sorpresa. In un mondo caratterizzato da una crescente preponderanza tecnologica, i satelliti rappresentano un asset tanto ‘silenzioso’ quanto strategico. Difatti, comprendendo questo trend, si sviluppò il primo sistema SICRAL (Sistema Italiano per Comunicazioni Riservate ed Allarmi), concepito alla fine degli anni ’90 come risposta nazionale alle esigenze di comunicazione sicura, continua e resistente a interferenze in ambito militare.

Fin dalla sua introduzione operativa con SICRAL 1 (2001), il programma si è configurato come un elemento cardine per la capacità di comando, controllo e interoperabilità delle Forze Armate italiane. Con SICRAL 1B (2009) e SICRAL 2 (2015), è stata consolidata la cooperazione internazionale, in particolare con la Francia e la NATO, ampliando le capacità in banda UHF SHF e EHF/Ka, e assicurando una copertura strategica a supporto delle missioni italiane e alleate.

Il programma SICRAL è inoltre inserito all’interno di ItalGovSatCom (I-GSC), uno dei pilastri della Space Economy nazionale, e rappresenta un asset duale in grado di generare ricadute anche in ambito civile e per la Protezione Civile. Fin dalla sua nascita, ha garantito superiorità informativa e resilienza delle comunicazioni in scenari operativi critici, sia terrestri sia navali, in teatri nazionali e internazionali.

Nel post trattiamo l’evoluzione di questo sistema, fino ad arrivare a SICRAL 3A, il cui lancio è previsto per il 2026. Il nuovo segmento spaziale, composto da due satelliti (SICRAL 3A e 3B), porterà un ulteriore salto tecnologico grazie  produzione e integrazione dei payload innovativi e di nuova concezione operanti nelle bande UHF, SHF e Ka.

Autore: Riccardo Musci @riccardomusci

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Quella dell’Ortigara fu una delle più cruente e Quella dell’Ortigara fu una delle più cruente e terribili battaglie mai combattute nel corso della Prima Guerra Mondiale. Le perdite furono altissime, più di 25.000 unità per il Regio Esercito e più di 8.000 per quanto riguarda le truppe austro-ungariche.

La 6ª armata del Generale Ettore Mambretti diede prova di tenace resistenza nei confronti dei contrattacchi dell’esercito nemico. Per venti giorni, sull’Ortigara, si è consumato ininterrottamente il sacrificio di Alpini, Fanti, Bersaglieri, Granatieri, Artiglieri, Genieri, soldati dei servizi logistici, il cui spirito fu messo a durissima prova. 

Nonostante la sconfitta militare a causa di lacune organizzative e strategiche, la Battaglia dell’Ortigara servì a frenare la opprimente minaccia nemica verso la pianura vicentina contribuendo a impegnare nel settore trentino una notevole massa di soldati austriaci a tutto vantaggio delle operazioni su altri fronti.

Nel settembre 1920, in occasione della sua prima adunata nazionale, la neonata Associazione Nazionale Alpini eresse sul Monte Ortigara un’alta colonna spezzata su un solido basamento quadrangolare con incise tre parole: «Per non dimenticare».

Autore: Erika Baini @erika_baini

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#dossierdifesa #primaguerramondiale #grandeguerra #alpini #monteortigara #esercitoitaliano #regioesercito #italianarmy #associazionenazionalealpini
Giovanni Frignani nasce nel 1897 a Ravenna, freque Giovanni Frignani nasce nel 1897 a Ravenna, frequenta l’Accademia Militare di Modena, poi entra nell’Arma dei Carabinieri. Durante la Prima guerra mondiale combatte come ufficiale dell’Esercito italiano. Negli anni Trenta, lavora a Roma nei servizi di sicurezza del regime. È ufficiale dei Carabinieri, ma non è un uomo di Mussolini, fa parte dell’apparato ma ne rappresenta l’anima legalitaria.

La notte del 25 luglio 1943, dopo il voto del Gran Consiglio e la firma del Re che solleva Mussolini dal comando, Giovanni Frignani riceve un incarico storico: arrestare Benito Mussolini. Frignani si reca a Villa Savoia, dove il Duce ha l’ultimo colloquio con il re Vittorio Emanuele III. All’uscita gli comunica: “Eccellenza, debbo pregare Vostra Eccellenza di venire con noi.” L’arresto avviene senza clamore, ma segna la fine di vent’anni di dittatura fascista. 

Dopo l’8 settembre 1943, Roma cade sotto occupazione tedesca e Frignani rifiuta ogni collaborazione con i nazisti. Decide di entrare nella clandestinità divenendo tra gli organizzatori della “Banda Caruso”, una rete antifascista interna all’Arma dei Carabinieri che raccoglie informazioni e mantiene i contatti con il CLN e gli Alleati. Nel dicembre 1943 viene arrestato dalla Gestapo e portato a via Tasso, sede del famigerato carcere delle SS a Roma. Qui subisce torture ma rimane in silenzio. Il 24 marzo 1944 dopo l’attentato partigiano di via Rasella, i nazisti ordinano la rappresaglia: dieci italiani per ogni tedesco ucciso. Giovanni Frignani è incluso nella lista dei martiri delle Fosse Ardeatine. Muore insieme ad uno dei suoi collaboratori più stretti, il tenente colonnello Ugo de Carolis.

Giovanni Frignani ha servito lo Stato sotto il fascismo, ma non è mai stato fascista. È stato insignito postumo della Medaglia d’Oro al Valor Militare, con una motivazione che ne riassume il senso: “Con stoico contegno e assoluta fermezza seppe mantenere, anche sotto tortura, il più alto onore del soldato italiano”.

Autore Content: Mattia Mastrolia @_mastroliamattia_

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#dossierdifesa #Carabinieri #difesa #forzearmate
Il Fiat 3000 è stato il primo carro armato prodot Il Fiat 3000 è stato il primo carro armato prodotto in serie in Italia, simbolo della transizione del Regio Esercito verso una nuova era di meccanizzazione e innovazione militare.

Derivato dal modello francese Renault FT, ne riprendeva la struttura leggera e la torretta girevole, ma fu profondamente rielaborato per rispondere alle esigenze italiane, diventando una piattaforma versatile e robusta. Entrato in servizio nel 1921, si dimostrò subito un mezzo affidabile, tanto da rimanere in dotazione per oltre vent’anni, partecipando anche agli scontri della Seconda Guerra Mondiale, nonostante la sua evidente obsolescenza. 

La versione Mod. 30, dotata di un cannone da 37mm, ne aumentò la potenza di fuoco, rendendolo adatto anche a ruoli di supporto in contesti coloniali e di difesa del territorio. Curiosamente, il Fiat 3000 attirò l’attenzione di altri eserciti: alcuni esemplari furono esportati e studiati anche in Giappone, contribuendo allo sviluppo di mezzi corazzati leggeri in Asia. Fu persino proposta una variante lanciafiamme, mai entrata in produzione, che testimonia l’interesse continuo per la sua evoluzione. 

Anche se superato dai nuovi modelli, il Fiat 3000 restò in servizio fino allo sbarco alleato in Sicilia, quando fu utilizzato in azioni difensive dimostrando ancora una volta la sua solidità. La sua eredità va ben oltre il campo di battaglia: fu una vera scuola per le future generazioni di progettisti italiani e un riferimento per l’industria bellica nazionale. Con il Fiat 3000 nacque una nuova concezione di guerra motorizzata, che avrebbe influenzato profondamente la dottrina militare del Novecento.

Autore Content: @luckydalena 

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#dossiersifesa #difesa #FIAT3000 #FIAT #forzearmate #tecnologiamilitare #carroarmato #esercitoitaliano #militaryhistory #armoredvehicles #storiaitaliana #italianmilitary
L'Operazione Gabinia è una missione della Marina L'Operazione Gabinia è una missione della Marina Militare Italiana avviata nel 2020 nel Golfo di Guinea, per contrastare fenomeni di pirateria largamente diffusi in quest’area.

L'operazione mira a garantire la sicurezza delle rotte commerciali e a tutelare gli interessi nazionali italiani, promuovendo al contempo la cooperazione con le marine dei paesi rivieraschi e partner internazionali. 

La missione comprende, inoltre, iniziative di carattere umanitario e solidale a favore delle popolazioni locali, come nel caso della Nave Borsini, che ha trasportato un carico di farmaci e beni di prima necessità per le popolazioni che abitano il Golfo di Guinea.

Autore Content: Enrico Tommaso Larganà @enrilargana

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#dossierdifesa #difesa #sicurezza #military #operazionegabinia #pirateria  #marinamilitareitaliana #esercitoitaliano #difesanazionale #forzearmateitaliane #navy
Sono le 7.45 davanti alla fermata del tram n.7 di Sono le 7.45 davanti alla fermata del tram n.7 di Largo Belgio. Un uomo, tra la folla, si sta recando - come ogni mattina - al lavoro. Di lì a qualche minuto scoppia il caos: tre colpi raggiungono alla schiena Rosario Berardi, che cade a terra, mentre il gruppo di fuoco delle Brigate Rosse si avvicina per freddare vigliaccamente il Maresciallo. Altri quattro proiettili lo raggiungono al capo e alle braccia, lasciandolo esanime. 

I quattro membri del commando, Patrizio “Mauro” Peci, Nadia “Marta” Ponti, Cristoforo “Sergio” Piancone e Vincenzo “Filippo” Acella, dopo aver minacciato gli astanti con un mitra, scappano su una Fiat 128 blu e fanno perdere le loro tracce. 

L’uccisione avviene poco prima dell’udienza del primo processo contro le Brigate Rosse. 
Il Maresciallo Berardi verrà insignito l’anno seguente della Medaglia d’oro al valor civile per il grande valore dimostrato fino all’estremo sacrificio.

Lascia la moglie Filomena e cinque figli, donando la vita per il Paese.

Autore Content: Alessandro Barbato @_alessandro_barbato
Autore Grafica: Fabio Maina

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#dossierdifesa ##fattiperlastoria #9maggio #aldomoro #storiacontemporanea #nucleiarmatirivoluzionari #storia #2giugno #democraziacristiana #festadellarepubblica
La genesi del progetto si può far risalire agli a La genesi del progetto si può far risalire agli anni ’30, quando due palombari ufficiali della Regia Marina, Teseo Tesei ed Elios Toschi, lavorarono alla progettazione di un siluro “umano” in grado di trasportare operatori subacquei sotto la superficie marina. I due pensarono a un veicolo che potesse muoversi lentamente per eludere le difese naturali e artificiali e trasportare una testata esplosiva da posizionare sulla carena della nave bersaglio per affondarla. Numerosi furono i tentativi di copia del mezzo, dai “Kaiten” nipponici ai “Chariot” britannici.

I Siluri a Lenta Corsa avevano molte limitazioni riscontrate durante le operazioni e grazie a nuovi studi commissionati dalla Xa Mas, sotto la supervisione della Direzione Armi Subacquee di La Spezia, venne realizzato il Siluro San Bartolomeo, che prese il nome del cantiere costruttore. Nel 1943 ebbero luogo le prime prove in acqua che evidenziano significativi progressi nella condotta del mezzo in superficie e soprattutto in immersione a differenza degli SLC.

Rispetto al SLC, esso aveva una sagoma molto più massiva mentre la lunghezza era praticamente sovrapponibile. Con l’Armistizio non si riusci’ ad uscire dalla fase prototipica e il “San Bartolomeo” non vide mai l’azione.

Autore Content: Niccolò Maria Matteini @niccolomatteini_
Autore Grafica: Ivan Masevski @ivan.mase

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#maiale #secondaguerramondiale #goi #DossierDifesa #Sommergibile #Marinamilitare #impresadialessandria #navy
Nel marzo del 1994, il Ruanda era sull’orlo del Nel marzo del 1994, il Ruanda era sull’orlo del collasso. La guerra civile tra Hutu e Tutsi aveva fatto precipitare il Paese in una spirale di violenza incontrollabile. In questo scenario drammatico, l’Italia decise di intervenire con rapidità e decisione. Nacque così l’Operazione Ippocampo, con un obiettivo preciso: mettere in salvo cittadini stranieri, tra cui molti italiani, bloccati in un territorio devastato dal conflitto.

Nonostante le difficoltà logistiche, il pericolo costante e il caos sul terreno, il primo intervento fu un successo: decine di civili furono evacuati in sicurezza grazie a un’azione condotta con precisione, sangue freddo e spirito di servizio.

Ma non era finita. A distanza di poche settimane, una seconda fase della missione portò il contingente italiano in Uganda, per offrire assistenza umanitaria a decine di profughi ruandesi, tra cui moltissimi bambini in condizioni disperate. Cure mediche, supporto logistico e un ponte aereo verso l’Italia furono la chiave per salvare vite. 

L’Operazione Ippocampo non fu solo una risposta militare, fu un esempio concreto di solidarietà internazionale.

Autore Content: Sara Torricelli @sara.torric

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#dossierdifesa #difesa #sicurezza #OperazioneIppocampo #Kigali #Kampala #Ruanda #guerracivile #missioneinternazionale #paracadutisti #Folgore #Gruppo Operativo Incursori #Marinamilitare #C130
La notte tra il 12 e il 13 dicembre del 1995 l'uff La notte tra il 12 e il 13 dicembre del 1995 l'ufficiale della capitaneria di porto di Reggio Calabria Natale De Grazia è in viaggio con due colleghi verso il Nord Italia. 
Il capitano di corvetta De Grazia ha con sé la sua valigetta nera: all’interno, deleghe di indagine firmate dal sostituto procuratore di Reggio Calabria Franco Neri e dal procuratore Francesco Scuderi, il giorno prima, per indagare sulle cosiddette "navi a perdere". 

De Grazia, però, non arriverà mai a destinazione: il viaggio si concluderà presto, all’ospedale di Nocera Inferiore (Sa), sotto la pioggia battente, dove il capitano morirà “inaspettatamente”, dopo la cena in un ristorante a Campagna.
Nel 2012, da un'ulteriore perizia, viene accertata la morte per ingestione di sostanze venefiche.

De Grazia, nato a Catona, dopo aver prestato servizio in Libano durante la guerra civile, a Vibo Valentia, Reggio Calabria e Carloforte, ritorna a Reggio Calabria. Mentre presta servizio alla Capitaneria, nei primi mesi del 1995 il sostituto procuratore di Reggio Calabria Franco Neri richiede la sua presenza. Dal marzo 1994, Neri coordina le indagini su traffici di rifiuti e affondamenti di navi con carichi sospetti nel Mediterraneo. “Navi a perdere”, così le ha chiamate un indagato. Un sistema di occultamento di rifiuti pericolosi e radioattivi tramite affondamento doloso delle navi che li trasportano. 

De Grazia accetta e inizia a collaborare con la procura. In poco tempo le indagini subiscono un’accelerazione. Perquisizioni, interrogatori e documenti validi consentono di mettere a fuoco quello che, secondo l’accusa, è a tutti gli effetti un grosso traffico di materiale nucleare. Non solo scorie ma materiale riutilizzabile. Accelera l’indagine e nascono i primi sospetti, le prime tensioni. I magistrati notano di essere seguiti. Qualcuno sta loro con il fiato sul collo. Secondo alcuni, c’è una talpa all’interno della procura, qualcuno che fa il doppio gioco. Forse anche per questo in pochi sanno di quella missione, l’ultimo viaggio di Natale De Grazia.

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Autore Content: Riccardo Musci @riccardomusci

#guardiacostiera #nataledegrazia #tuteladelmare #difesa #dossierdifesa
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